
Ordona, la notte della deflagrazione: il colpo della banda della marmotta sfuma nel nulla
Un boato squarcia il silenzio della notte. Ordona si sveglia di soprassalto. L’eco dell’esplosione, potente e violenta, si diffonde lungo la Strada Comunale 16 del Bosco. Obiettivo? Il postamat dell’ufficio postale del paese. Il bottino? Inaccessibile. Il colpo? Fallito.
Un assalto pianificato, ma senza successo
Sono circa le 1:00 quando almeno tre figure incappucciate si muovono nell’ombra. Silenziosi, rapidi, sanno cosa fare. Hanno con loro una “marmotta”, il congegno esplosivo artigianale che negli ultimi anni è diventato il marchio di fabbrica delle bande specializzate in assalti agli sportelli automatici. Posizionano l’ordigno, si allontanano di qualche metro, poi il lampo.L’onda d’urto squarcia l’aria e manda in frantumi la struttura esterna dell’ATM. Un boato che si propaga per chilometri, svegliando chi abita nelle vicinanze. Ma qualcosa non va come previsto: la cassa interna del bancomat resiste, il denaro resta imprigionato nel suo guscio blindato. I malviventi capiscono subito che il piano è andato storto. Non c’è tempo per tentare un secondo attacco. Meglio fuggire prima che qualcuno allerti le forze dell’ordine.
Indagini in corso: telecamere e tracce sulla via di fuga
I carabinieri arrivano in pochi minuti. La scena che si presenta ai loro occhi è quella di una distruzione parziale: il postamat sventrato, i detriti ovunque, ma nessuna traccia di soldi spariti. I vigili del fuoco mettono in sicurezza l’area, mentre gli investigatori iniziano la loro caccia. Si analizzano le telecamere di sorveglianza, si scandagliano le possibili vie di fuga.L’ennesimo colpo tentato con esplosivo, l’ennesima notte di paura. Ordona si risveglia con più danni che danni subiti, ma con la consapevolezza che queste bande non si fermano. E che la prossima esplosione potrebbe non essere così"a vuoto".
(Redazione)

Terrore in Piazza a Corato: Sparatoria tra la folla, ferita gravemente una ragazza
Corato, una tranquilla serata di fine inverno, una piazza affollata di giovani che si godono la vita cittadina. Poi, all’improvviso, il caos: spari, urla, panico. In pochi secondi, la spensieratezza si trasforma in paura.
Un attimo di follia
Erano da poco passate le 22 quando un mezzo a due ruote ha attraversato piazza di Vagno. Un passaggio rapido, quasi anonimo, fino a quando il silenzio è stato squarciato dal suono di colpi di arma da fuoco. Una giovane ragazza è stata colpita gravemente, mentre un'altra persona ha riportato una ferita più lieve.Chi ha sparato? Perché? È stata una vendetta mirata o un atto di violenza indiscriminato? Sono le domande che in queste ore riecheggiano tra le strade di Corato.
Il panico tra i presenti
Testimoni parlano di momenti di puro terrore. Ragazzi che scappano, genitori che cercano freneticamente i propri figli, il suono delle sirene che rompe l’aria tesa della notte. "Abbiamo sentito gli spari e siamo corsi via. Non capivamo cosa stesse succedendo," racconta un giovane che si trovava a pochi metri dal luogo dell'agguato.
Indagini in corso
Le forze dell’ordine sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Le telecamere di sicurezza della zona potrebbero essere decisive per risalire all’identità dei responsabili. L'ombra della criminalità organizzata aleggia sulla vicenda, ma non si esclude nessuna pista.
Corato sotto shock
Una città che si interroga, una comunità ferita. Piazza di Vagno, cuore pulsante della vita sociale di Corato, diventa teatro di violenza. Quella stessa piazza che fino a poche ore prima risuonava di risate e chiacchiere, ora è segnata dalla paura.Ma Corato non è solo questo. È anche la voglia di riscatto, di giustizia, di sicurezza. Perché nessuno dovrebbe aver paura di passeggiarenella propria città.
(Redazione)

Orta Nova, furto con beffa: ostetrica derubata degli strumenti di lavoro, scatta la solidarietà
Un’auto rubata, un lavoro messo in difficoltà, una comunità che risponde con il cuore. È questa la storia di Federica Sari, ostetrica di Orta Nova, vittima di un furto che non ha sottratto solo un mezzo di trasporto, ma l’essenza stessa della sua professione.Lunedì scorso, ignoti hanno portato via la sua auto, ma il danno più grande non è stato il veicolo in sé – coperto da assicurazione – bensì il contenuto: strumenti essenziali per il suo lavoro, dalla borsa del parto al kit per le emergenze ostetriche, fino ai materiali per la riabilitazione del pavimento pelvico. Tutto ciò che le permetteva di assistere le sue pazienti, in studio e a domicilio, è svanito in un attimo.
Di fronte a questa improvvisa battuta d’arresto, Federica non si è persa d’animo e ha deciso di chiedere aiuto, lanciando una raccolta fondi su GoFundMe con un obiettivo chiaro: rimettersi in piedi e riprendere il prima possibile il suo lavoro. L’appello ha subito trovato una forte eco nella comunità, raccogliendo in poche ore 27 donazioni per un totale di 1.900 euro, avvicinandosi rapidamente al primo traguardo di 3.000 euro."Aiutatemi a ripartire" è il suo messaggio, semplice e diretto, che sta mobilitando amici, conoscenti e anche perfetti sconosciuti pronti a dare il loro contributo. La solidarietà, ancora una volta, si dimostra la risposta più potente contro le ingiustizie della quotidianità.
(Redazione)

Investita sulle strisce e abbandonata a terra: caccia all’auto pirata a Foggia
FOGGIA – Tragedia sfiorata mercoledì pomeriggio in viale Europa, nei pressi dell’Istituto Smaldone, dove una donna è stata investita da un’auto pirata mentre attraversava sulle strisce pedonali. Il conducente non si è fermato a prestare soccorso, lasciandola a terra ferita e sanguinante.
A lanciare l’allarme sono stati alcuni passanti che hanno immediatamente allertato il 118. La donna, soccorsa e trasportata d’urgenza in codice rosso al pronto soccorso, ha riportato fratture multiple e un forte trauma da impatto. “Mia moglie è stata scaraventata a diversi metri di distanza. Ha una prognosi di 40 giorni ed è costretta a stare a letto immobile”, racconta il marito, ancora sotto shock per l’accaduto.
L’appello della famiglia: “Chi ha visto parli”
Il responsabile dell’incidente non è stato ancora individuato. Secondo le prime ricostruzioni, l’auto – della quale al momento non si conoscono modello e targa – sarebbe fuggita a gran velocità subito dopo l’impatto. Un elemento che complica le indagini è il malfunzionamento delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, che non hanno registrato immagini utili all’identificazione del veicolo.
La famiglia della vittima ha presentato denuncia contro ignoti e ora si affida alla comunità per trovare testimoni dell’accaduto. “Chiediamo a chiunque abbia visto qualcosa di farsi avanti. Anche una segnalazione anonima può essere utile alle indagini”, sottolinea il marito. Chiunque abbia informazioni può contattare la polizia municipale o scrivere all’indirizzo email ivynne75outlook.it.
Nel frattempo, cresce l’indignazione tra i residenti del quartiere, che da tempo segnalano la pericolosità di quell’attraversamento pedonale, spesso ignorato dagli automobilisti. L’episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale e sulla necessità di maggiori controlli per prevenire incidenti di questo tipo.
(Redazione)

Mannheim, Germania: tragedia in via Planken, 25 feriti dopo che un SUV ha investito la folla
Un tragico evento ha scosso oggi la città di Mannheim, nel sud-ovest della Germania. Un SUV nero è piombato ad alta velocità sulla folla nella via Planken, cuore pulsante dello shopping cittadino, nei pressi del celebre monumento della Torre dell'Acqua. Secondo le autorità locali, l'incidente ha causato la morte di almeno una persona e il ferimento di altre 25, molte delle quali versano in condizioni critiche.
Il conducente del veicolo è stato prontamente arrestato dalla polizia, che ha avviato un'operazione su larga scala per garantire la sicurezza nella zona. Al momento, non è chiaro se si tratti di un tragico incidente o di un atto deliberato. Le forze dell'ordine hanno invitato i cittadini a evitare il centro città, mentre un elicottero sorvola l'area e gli agenti controllano tutte le vie d'uscita dalla città. Il reparto di terapia intensiva dell'ospedale universitario di Mannheim è stato posto in stato di allerta per far fronte all'emergenza. Questo drammatico episodio avviene in un periodo di festeggiamenti per il Carnevale, una ricorrenza molto sentita in Germania, con cortei e manifestazioni pubbliche che attirano numerosi partecipanti.
Negli ultimi mesi, la Germania è stata teatro di episodi simili. Il 13 febbraio scorso, a Monaco di Baviera, un'auto si è lanciata sulla folla durante una manifestazione sindacale, causando la morte di due persone e il ferimento di una trentina, tra cui bambini. L'autore dell'attacco era un richiedente asilo afghano di 24 anni. Le autorità tedesche stanno indagando per chiarire le circostanze dell'accaduto a Mannheim e determinare se si sia trattato di un incidente o di un gesto intenzionale. Nel frattempo, la comunità locale è sotto shock, mentre il paese intero segue con apprensione gli sviluppi di questa tragica vicenda.
(Redazione)

Bari, il trucco della finta telefonata: bonifico da 24mila euro, smascherata una banda di truffatori
Un numero che appare affidabile, una voce ferma e rassicurante, il timore di perdere tutto. È bastato questo a un’organizzata banda di truffatori per sottrarre 24mila euro a una famiglia barese, ignara di essere caduta in una trappola ben congegnata.
La chiamata è arrivata da un numero che sembrava appartenere al comando provinciale dei carabinieri di Bari. Dall’altro capo della linea, un presunto tenente dell’Arma, che con tono autorevole ha convinto la vittima a effettuare un bonifico urgente. Il motivo? Presunte indagini in corso e il rischio di vedersi sottrarre il denaro se non si fosse agito immediatamente.
Dopo il pagamento, però, il dubbio ha preso il sopravvento. La famiglia ha deciso di rivolgersi ai veri carabinieri, facendo scattare l’indagine. Gli accertamenti hanno presto portato a Catania, dove la rete criminale operava con un meccanismo ormai collaudato. Il denaro, una volta trasferito, veniva rapidamente prelevato in contanti e smistato attraverso vaglia intestati a prestanome, rendendo più difficile seguirne il percorso.
Le immagini di videosorveglianza degli uffici postali hanno però inchiodato i responsabili: quattro persone sono state denunciate per truffa aggravata in concorso. Tra di loro, una donna intestataria del conto usato per il bonifico e tre complici, uno dei quali identificato come il supervisore dell’operazione.
L’episodio riaccende i riflettori su un fenomeno sempre più diffuso: l’utilizzo fraudolento della tecnologia per ingannare le vittime e sfruttare la paura come leva psicologica. Un monito a prestare sempre la massima attenzione, perché spesso, dietro una voce rassicurante, può nascondersi la mano di un truffatore.
(Redazione)

Sangue al Carnevale: festa trasformata in tragedia a Bari Sardo
BARI SARDO – Doveva essere una serata di festa, colori e allegria, ma il Carnevale bariese 2025 si è macchiato di sangue. Un colpo secco, un grido nel caos, poi il corpo di Marco Mameli si accascia a terra. Ventidue anni appena, un futuro ancora da scrivere, spezzato da una coltellata al petto.Il giovane operaio di Ilbono si trovava nel cuore della sfilata, tra maschere e coriandoli, quando la tensione è esplosa in una rissa violenta. Pochi attimi, urla concitate, spintoni. Poi il bagliore freddo di una lama che affonda, mentre la festa si trasforma in tragedia.
I soccorsi arrivano in fretta, ma per Marco non c'è nulla da fare. Un altro ragazzo viene portato d’urgenza in ospedale, le sue condizioni sono gravi ma stabili. Intanto, i carabinieri setacciano testimonianze e filmati per ricostruire l’accaduto e dare un nome all’ombra che ha strappato una vita nel cuore della notte di Carnevale.In un istante, il confine tra gioia e orrore si è dissolto. Bari Sardo si risveglia sotto shock, con il peso di un lutto difficile da accettare. Le indagini proseguono, mentre la comunità si stringe nel dolore per un giovane che non tornerà più acasa.
(Redazione)

Momenti di terrore a Viterbo: tenta di portare via una bambina di due anni, il padre la ferma e lei fugge
VITERBO – Un pomeriggio di ordinaria tranquillità si è trasformato in attimi di puro terrore per una famiglia che passeggiava nel cuore di Viterbo. Una coppia con la loro bambina di due anni si trovava in Piazza del Plebiscito, quando una donna sconosciuta ha approfittato di un momento di distrazione per avvicinarsi alla piccola e sollevarla dal passeggino.
Il gesto è stato fulmineo: la donna ha tentato di allontanarsi con la bambina, ma il padre, accortosi dell’accaduto, è intervenuto immediatamente. Inseguita e raggiunta, la sconosciuta ha reagito in maniera violenta, colpendo l’uomo con un pugno al volto e insultandolo prima di fuggire.Sul posto sono giunti rapidamente gli agenti della polizia, ma della donna non c’era più traccia. Gli investigatori hanno subito acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona per ricostruire i fatti e cercare di identificare la responsabile.
Secondo alcune indiscrezioni, la stessa persona potrebbe essere coinvolta in un altro episodio recente: l’aggressione a una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale Santa Rosa, dove una donna ha scagliato un computer contro la professionista.L’episodio ha scosso profondamente la comunità viterbese, sollevando interrogativi sulla sicurezza nelle aree pubbliche. Le indagini sono in corso per risalire all’identità della donna e comprendere le sue reali intenzioni.
(Redazione)

Caos nel carcere di Foggia: violenze contro gli agenti penitenziari, il grido d’allarme del Sappe
Foggia torna sotto i riflettori per la difficile situazione nelle sue carceri. Due episodi distinti, avvenuti in pochi giorni, hanno nuovamente acceso i riflettori sulla sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria.
Il primo episodio ha visto una detenuta aggredire e ferire una poliziotta, mentre nella giornata di venerdì 28 febbraio un altro agente è stato violentemente scaraventato contro un cancello da un detenuto, riportando escoriazioni e problemi alla spalla con una prognosi di dieci giorni. La situazione avrebbe potuto avere risvolti ancora più gravi se non fosse stato per l’intervento tempestivo di altri detenuti, che hanno evitato il peggio.Questi episodi, secondo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben più profondo: il sovraffollamento carcerario e la carenza di personale. Le strutture penitenziarie pugliesi, infatti, continuano a registrare numeri ben oltre la capienza prevista, con un conseguente aumento della tensione e del rischio per chi vi opera quotidianamente.
Il Sappe attacca il sistema: “Norme inefficaci e violenti impuniti”
Federico Pilagatti, rappresentante del Sappe, non usa mezzi termini per denunciare l’inefficacia delle recenti misure di sicurezza adottate dal governo: “Le nuove norme sono inutili e in alcuni casi addirittura dannose. Sappiamo già che non verranno applicate né dai magistrati né dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap).”Un’accusa pesante, che si inserisce in un contesto già critico, dove il personale penitenziario si sente sempre più abbandonato. “Quando un poliziotto viene massacrato di botte da un detenuto, nemmeno l’articolo 336 del Codice Penale viene fatto valere”, prosegue Pilagatti, riferendosi alla norma che prevede pene da sei mesi a cinque anni per chi usa violenza contro un pubblico ufficiale.
Un sistema in stallo, mentre cresce la paura nelle carceri
La denuncia del Sappe si fa ancora più amara quando si parla del cosiddetto “reato di violenza passiva”. Secondo Pilagatti, si tratta di una norma priva di efficacia, che nella pratica non produce alcun effetto deterrente: “Dovrebbero esserci centinaia di arresti al giorno, dato che in migliaia si rifiutano di entrare nelle proprie celle per i più disparati motivi. I detenuti ormai sanno che non subiranno conseguenze.”La richiesta del Sappe è chiara: applicare le leggi già esistenti con maggiore severità e garantire una tutela reale per gli agenti penitenziari, che ogni giorno si trovano a fronteggiare una realtà sempre più ostile e difficile. Nel frattempo, però, il carcere di Foggia resta una polveriera pronta a esplodere.
(Redazione)

Bari, sparatoria all’alba: colpi contro un’auto in corsa, tre ragazzi scampano all’agguato
Un’alba di paura a Bari, dove il quartiere Torre a Mare è stato teatro di un agguato che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia. Tre ragazzi a bordo di un’auto in corsa si sono trovati improvvisamente sotto il fuoco di almeno tre colpi d’arma da fuoco. Il destino ha voluto che nessuno di loro rimanesse ferito, ma la tensione resta alta.
L’attacco è avvenuto nelle prime ore del mattino, quando la città dormiva ancora. Chi ha premuto il grilletto, al momento ignoto, si è rapidamente dileguato, lasciando dietro di sé solo bossoli e paura. La Polizia, giunta immediatamente sul posto, ha avviato le indagini: gli inquirenti stanno passando al setaccio le telecamere di sorveglianza della zona, nella speranza di risalire agli autori del gesto.
L’elemento che colpisce è l’assenza di precedenti per i tre giovani coinvolti: nessuno di loro risulta avere legami con ambienti criminali. Questo dettaglio rende l’episodio ancora più inquietante e lascia aperti diversi interrogativi. Errore di persona? Un segnale? Oppure un’escalation di violenza che rischia di coinvolgere anche chi non ha nulla a che fare con certi ambienti?Mentre si attende che le indagini facciano chiarezza, il quartiere Torre a Mare si risveglia con un senso di insicurezza. Un’altra notte di piombo che lascia la città con il fiato sospeso.
(Redazione)
Ero il custode delle vittime di lupara bianca": la confessione del pentito
MATTINATA – Il silenzio dei boschi del Gargano nascondeva segreti indicibili. Tra la vegetazione fitta, dove la natura sembra custodire misteri millenari, Francesco Notarangelo, oggi collaboratore di giustizia, per anni ha svolto un ruolo oscuro: seppellire le vittime della mafia, custodire armi e dare rifugio ai latitanti. Un uomo che per tre decenni è stato una pedina essenziale del clan Romito, poi trasformatosi nel gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre.Oggi, collegato da una località segreta, Notarangelo racconta la sua storia davanti ai giudici del processo "Omnia Nostra", che sta svelando gli affari e le dinamiche del potere criminale nel Gargano. Un processo che rappresenta uno degli atti più importanti nella lotta contro le mafie pugliesi.
Dal contrabbando ai delitti di mafia
Sessant’anni, originario di Mattinata, conosciuto come "Natale", Notarangelo entrò nel clan Romito nel 1996, iniziando con il contrabbando di sigarette. “All’inizio era solo un modo per fare soldi”, racconta. Ma le sigarette lasciarono presto il posto ad attività ben più oscure: rapine, spaccio di cocaina e la custodia di armi e auto rubate."Dal 2008, le armi passarono ai fratelli Andrea e Antonio Quitadamo" – spiega il pentito – “ma io continuavo a occuparmi di altre questioni. Nascondevo i corpi, coprivo le tracce.” Un’attività macabra, necessaria per eliminare ogni prova della ferocia con cui il clan amministrava la propria giustizia sommaria.
Il codice del clan: obbedire o morire
I Romito, poi alleatisi con Lombardi e Ricucci, avevano un'unica regola: non si poteva dire di no. “Se rifiutavi, morivi”, dice Notarangelo con la voce ferma. I capi del clan erano Franco e Mario Luciano Romito, entrambi finiti sotto i colpi di una guerra tra bande che ha insanguinato il Gargano per decenni.Notarangelo racconta senza filtri il clima di terrore che si respirava: esecuzioni, vendette e regolamenti di conti, tutto nel silenzio assordante di una terra abituata a convivere con il crimine.
Il passo verso la giustizia
Nell’ottobre scorso, dopo una condanna in appello a sei anni e due mesi per mafia e favoreggiamento, Notarangelo ha deciso di collaborare con la giustizia. Non solo per ottenere uno sconto di pena, ma per dare un segnale: “La gente del Gargano merita rispetto. Merita di non essere più calpestata.”
Un'affermazione che suona come un messaggio di speranza per una terra che da troppo tempo lotta contro l’ombra delle mafie. Le sue dichiarazioni potrebbero rappresentare una svolta nelle indagini, portando alla luce nuovi dettagli sugli omicidi e sulle gerarchie criminali che hanno governato il Gargano nell’ombra.Intanto, le indagini proseguono. E mentre le foreste che un tempo nascondevano i cadaveri continuano a ondeggiare nel vento, il segreto di quei delitti iniziafinalmente a emergere.
(Redazione)

Orrore in RSA: anziani picchiati, insultati e umiliati da chi avrebbe dovuto accudirli
L’inferno dietro le porte del "Sacro Cuore" di Dizzasco schiaffi sui genitali, insulti sprezzanti, botte a chi osava lamentarsi. L’orrore si consumava ogni giorno tra le mura della RSA Sacro Cuore di Dizzasco, in provincia di Como. Un inferno nascosto dietro la facciata di una casa di riposo, dove gli anziani ospiti non erano assistiti ma vessati, umiliati e terrorizzati.A squarciare il velo di silenzio è stata la denuncia di un ex dipendente, incapace di chiudere gli occhi di fronte a quegli abusi: “Non riuscivo a dormire, sentivo ancora le loro grida nella testa. Ribaltamenti dal letto, carrozzine lanciate, pannoloni sporchi sulla faccia per zittire chi piangeva. Era insopportabile.”
Sei mesi di indagini per far emergere la verità
La sua denuncia ha dato il via a un’indagine durata sei mesi. Lunedì 24 febbraio, i carabinieri di Menaggio e il nucleo investigativo di Como hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di sette operatori socio-assistenziali della struttura. Due di loro, i più violenti, sono stati arrestati e portati in carcere. Gli altri cinque sono ai domiciliari.Gli investigatori hanno ricostruito un quadro di maltrattamenti sistematici: percosse, insulti, umiliazioni inflitte con sadismo. Le vittime, anziani fragili e indifesi, subivano ogni giorno abusi che li privavano della dignità e della sicurezza che una casa di riposo dovrebbe garantire.
"Tra, rinco****ta": il linguaggio della violenza
Le testimonianze e i filmati raccolti rivelano episodi agghiaccianti. In un caso, un’anziana veniva cambiata con violenza, insultata con epiteti degradanti e minacciata: "Puoi anche buttarti giù dal letto, a noi non interessa". In un altro, un operatore rideva mentre colpiva un paziente con il telecomando del letto, poi gli saltava sopra con il proprio peso, invocando il castigo divino: "Che il Signore vi fulmini!".Scene di ordinaria crudeltà, rese ancora più agghiaccianti dalla disumanità di chi le perpetrava. Un anziano veniva colpito sui glutei nudi "per umiliarlo e far ridere gli altri". A un’altra paziente, che tremava dal freddo, veniva risposto con sarcasmo: "Puoi anche morire congelata".
Una giustizia attesa, ma il dolore resta
Ora i due ex dipendenti si trovano in carcere, in attesa di rispondere davanti al giudice. Nei prossimi giorni verranno interrogati. Ma le ferite inflitte agli anziani del Sacro Cuore difficilmente potranno rimarginarsi.Resta una domanda inquietante: quanti altri orrori si nascondono dietro le porte di RSA in cui il silenzio diventa complice?
(Redazione)

Alta tensione a Washington: il vertice Trump-Zelensky finisce in scontro
Il presidente Usa a muso duro: "Devi essere grato, giochi con la Terza Guerra Mondiale". Vance attacca: "Manchi di rispetto agli americani". Zelensky ribatte: "Non sono venuto qui per giocare a carte".Washington, 28 febbraio – Un incontro che doveva servire a rafforzare le relazioni tra Stati Uniti e Ucraina si è trasformato in un acceso botta e risposta tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. L’atmosfera nello Studio Ovale si è rapidamente surriscaldata quando il presidente ucraino ha lanciato un monito diretto a Washington: “Anche voi sentirete le conseguenze della guerra”.
Una frase che non è piaciuta al tycoon, pronto a ribattere senza mezzi termini: “Non ci dica cosa proveremo. Non siete nella posizione di dettare quello che proveremo. Ci sentiremo molto bene e molto forti”.Ma lo scontro più teso è avvenuto tra Zelensky e il vicepresidente J.D. Vance. Quest’ultimo ha accusato il leader ucraino di essere “irrispettoso” nei confronti degli Stati Uniti, provocando una reazione immediata. "Sei stato in Ucraina?", ha incalzato Zelensky, scuotendo la testa quando Vance ha risposto di aver solo “letto e visto” la situazione nel suo Paese.
L’incontro si è concluso in un clima di forte tensione, con Trump che ha ribadito la necessità di un accordo per porre fine al conflitto: “O troviamo un’intesa o siamo fuori”. Parole che suonano come un avvertimento chiaro: il sostegno americano all’Ucraina potrebbe non essere più scontato.Un vertice che avrebbe dovuto rinsaldare i rapporti si è trasformato in un nuovo fronte diplomatico. E mentre il mondo assiste a questo scontro verbale, la domanda resta: quale sarà la prossima mossa di Washington?
(Redazione)

Traffico illecito di rifiuti tra Molise e Puglia: l’inchiesta che scuote la politica e l’imprenditoria
Un debito di droga e una rete di favori: il mosaico dell'indagine della DDA di Campobasso
Un debito che non si estingue, una promessa fatta nelle ombre, un intreccio di interessi che si snoda tra le province del Molise e della Puglia. Così si apre il vaso di Pandora che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del governatore del Molise, Francesco Roberti, nell’ambito di una vasta inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Campobasso.
Le accuse? Corruzione, favori illeciti e un giro di rifiuti pericolosi che, invece di essere smaltiti secondo legge, sarebbero finiti bruciati nella centrale a biomasse di Foggia. Uno scenario inquietante, che coinvolge 45 persone, di cui 13 pugliesi. Al centro dell’indagine emerge la figura di un 55enne di Torremaggiore, ritenuto il fulcro del traffico illecito.
Dal debito di droga ai rifiuti tossici: il filo rosso delle intercettazioni
Tutto inizia con un presunto spacciatore che avrebbe accumulato un debito con un esponente della Società foggiana. Da questo episodio, grazie a una serie di intercettazioni, gli inquirenti hanno ricostruito un meccanismo ben più articolato: un sistema in cui politica, imprenditoria e criminalità si muovevano all’unisono.
Le prime indagini si concentrano su Tommaso Martino, 53 anni, di San Nicandro Garganico, accusato di estorsione con metodo mafioso. Da qui il passo successivo porta a Roberti, all’epoca presidente della Provincia di Campobasso, sindaco di Termoli e membro del Consiglio generale del Cosib.Le intercettazioni raccontano di favori, corsie preferenziali e regali. Secondo la Procura di Campobasso, Roberti avrebbe ricevuto denaro e benefit per agevolare Energia Pulita, la società al centro dell'inchiesta. E non solo lui: nel giro di favori rientrerebbe anche sua moglie, indagata per aver ottenuto assunzioni e incarichi proprio grazie al ruolo politico del marito.
Energia Pulita: quando l’energia verde diventa grigia
Il nome “Energia Pulita” suona quasi ironico in questa vicenda. La società, attiva nel settore delle biomasse, avrebbe ottenuto facilitazioni e permessi grazie all’influenza di Roberti. Un’accusa che si fonda su una documentazione dettagliata: il governatore sarebbe stato co-progettista di fatto di alcune pratiche presentate dalla società, assicurandosi che venissero approvate senza ostacoli dallo Sportello per le attività produttive del Comune di Termoli.Sua moglie? Prima assunta da aziende di consulenza, poi dalla stessa Energia Pulita, in un rapporto di lavoro che, secondo gli inquirenti, era il diretto frutto delle connessioni politiche del marito.
Rifiuti pericolosi bruciati nella centrale di Foggia
Ma il nodo più scottante dell’indagine è un altro. Gli inquirenti sospettano che rifiuti classificati come pericolosi, provenienti dal Molise, siano stati smaltiti illegalmente nella centrale a biomasse di Foggia. Invece di essere trattati come previsto dalle normative ambientali, sarebbero stati bruciati insieme al materiale destinato alla produzione di energia, con potenziali rischi per l’ambiente e la salute pubblica.Una questione che fa tremare non solo la politica molisana, ma anche il settore energetico e ambientale pugliese, in un momento in cui l’attenzione sulla gestione dei rifiuti è più alta che mai.
Il terremoto politico e le prossime mosse della magistratura
L’inchiesta ha già scosso il panorama politico. Francesco Roberti, esponente di Forza Italia, dovrà ora difendersi da accuse pesanti, mentre il suo coinvolgimento potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale.Gli sviluppi sono ancora in corso, ma una cosa è certa: ciò che sembrava un semplice debito non pagato tra criminali si è trasformato in un'indagine che mette in discussione la trasparenza della politica e la gestione del ciclo dei rifiuti tra Molise e Puglia.Nei prossimi giorni, la DDA continuerà a scavare tra intercettazioni e documenti. E mentre il mosaico si compone, resta una domanda: quanti altri tasselli nascosti dovranno emergere prima chela verità venga alla luce?
(Redazione)

Minaccia la sindaca per l’abbattimento dei cinghiali: arrestato un 46enne a Minervino Murge
Un uomo di 46 anni, originario di Canosa di Puglia ma residente a Minervino Murge, è stato arrestato con l’accusa di minaccia a pubblico ufficiale e detenzione illegale di armi. L’arresto è scattato dopo una serie di minacce e insulti rivolti alla sindaca di Minervino, Lalla Mancini, al comandante della polizia locale e a un dirigente dell’ambito territoriale caccia di Bari. Il motivo? La decisione di abbattere alcuni cinghiali che l’uomo riteneva di sua proprietà.
Le minacce sui social e l’incendio sospetto
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il 46enne avrebbe pubblicato post minatori e ingiuriosi sui social, corredati dalle immagini delle carcasse degli animali, accusando le autorità di aver ordinato la loro soppressione. La decisione della sindaca era stata presa per motivi di sicurezza pubblica, poiché i cinghiali circolavano liberamente, mettendo a rischio cittadini e automobilisti.
Ma l’indagine non si ferma qui: l’uomo sarebbe coinvolto anche in un episodio più grave. Lo scorso 30 settembre, infatti, un attentato incendiario ha distrutto l’auto del comandante della polizia locale. Gli inquirenti sospettano che il 46enne possa essere collegato anche a questo gesto intimidatorio.L’arresto è avvenuto nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Trani, che ha ricostruito l’escalation di minacce e atti ritorsivi. Le forze dell’ordine continuano a indagare per chiarire eventuali altre responsabilità e accertare se vi siano complici.
(Redazione)

Ragazza di 19 anni sbranata dal cane dell’amica in casa, orrore a Bristol: “Urla strazianti”
La tragedia a Bristol, in Inghilterra, dove si sono vissuti momenti di terrore. “Ho sentito urla strazianti, poi ho visto la proprietaria del cane che usciva di casa coperta di sangue e si è seduta in strada a piangere” ha raccontato una residente della zona. Il cane, probabilmente un esemplare di American Bully, è stato soppresso.
Una ragazza inglese di 19 anni è morta sbranata dal cane dell'amica dopo essere stata aggredita in casa dall'animale, probabilmente un esemplare di American Bully. La terribile sequenza mercoledì sera intorno alle 19 in una proprietà nella zona sud di Bristol, in Inghilterra, dove si sono vissuti momenti di terrore. La giovane è stata dichiarata morta sul posto dopo il tentativo disperato dei paramedici di salvarla.
"Ho sentito urla strazianti, poi ho visto la proprietaria del cane che usciva di casa coperta di sangue e si è seduta in strada a piangere" ha raccontato una residente della zona ai giornali locali, rivelando: "Era quasi come se cercasse di urlare, piangere e chiedere aiuto, tutto allo stesso tempo. Non riusciva a parlare. Era come se non fosse lì a causa dello shock".
La polizia, accorsa in forze sul posto con i servizi sanitari, ha arrestato due giovani amici della vittima, un uomo e una donna, entrambi ventenni, con l'accusa di aver tenuto un cane pericolosamente fuori controllo, provocando ferite gravi e la morte, e di essere in possesso di una razza di cane proibita. Il cane è stato preso in custodia dalle autorità locali e quindi soppresso perché considerato pericoloso.
Un vicino che abita nella stessa strada ha dichiarato che la 19enne uccisa dal cane viveva nella proprietà solo da poche settimane e che il cane era un grosso esemplare di colore marrone e bianco. "È stato molto spaventoso. Sono uscita da casa per vedere cosa stesse succedendo. C'erano un sacco di auto della polizia, furgoni antisommossa e ambulanze" ha rivelato un altro residente, spiegando di aver sentito delle "urla strazianti".
Il portavoce della polizia di Avon e Somerset, ha definito l'incidente "incredibilmente raro". "Le circostanze che gli agenti hanno dovuto affrontare sono state incredibilmente difficili", ha aggiunto, assicurando "È in corso un'indagine approfondita per stabilire le circostanze complete degli eventi che hanno portato alla morte della giovane".
(Redazione)

Caivano, il dramma della precarietà: 31enne si toglie la vita durante lo sfratto
Un gesto estremo, consumato nel silenzio di una stanza che presto non sarebbe più stata sua. Ciro A., 31 anni, ha scelto di morire nella casa da cui stava per essere allontanato. Un destino segnato dalla precarietà, dall’incertezza economica, da un presente senza prospettive. Il dramma si è consumato all’alba in un appartamento di via Visone, a Caivano, dove l’uomo viveva da tempo, lottando contro difficoltà sempre più insormontabili.
L'illusione di un caffè, poi il silenzio
Sapeva che l’ufficiale giudiziario sarebbe arrivato. Non si è opposto, non ha protestato. L’ha accolto con gentilezza, offrendo persino un caffè, come a voler diluire l’amarezza di quell’ultimo atto burocratico. Aveva ancora venti giorni prima di dover lasciare l’abitazione, una piccola proroga concessa dal tribunale di Napoli Nord. Ma per lui non c’erano più margini, né di tempo né di speranza."Scusatemi, devo andare in bagno", ha detto poco dopo. Si è allontanato, chiudendosi in camera. Quando la funzionaria ha provato a richiamarlo, ha trovato solo silenzio. Allarmata, ha chiesto l’intervento dei carabinieri. Sono stati loro, una volta forzata la porta, a scoprire il dramma già consumato.
Un addio senza parole
Nessun biglietto, nessuna spiegazione. Solo una stanza ormai vuota e il peso insopportabile di una sconfitta che non era solo personale, ma collettiva. La precarietà, la solitudine, la paura di un domani inesistente. Il personale del 118 ha potuto solo constatare il decesso, mentre la funzionaria, sconvolta, è stata soccorsa per un forte stato di shock.La storia di Ciro non è un caso isolato. È il riflesso di un malessere sociale profondo, di un sistema che spesso lascia indietro i più fragili, fino a spingerli oltre il limite.
(Redazione)

Vandali in azione a Foggia: baby gang semina caos in via Furore
Foggia, 25 febbraio – Un'escalation di violenza e vandalismo ha sconvolto la quiete di via Furore nella serata di martedì scorso, quando una baby gang di circa dieci ragazzini ha messo in atto un vero e proprio raid contro la città. Accecati dalla furia distruttrice, i giovani – tutti incappucciati e con ogni probabilità minorenni – hanno scatenato il caos, danneggiando arredi urbani e lanciando cassonetti della spazzatura nel bel mezzo della strada, ostacolando il traffico e creando una situazione di grave disordine.
Il suono di urla e schiamazzi ha attirato l'attenzione dei residenti, che hanno prontamente allertato le forze dell'ordine. Non appena le pattuglie dei carabinieri e della polizia locale sono arrivate sul posto, la situazione è rapidamente degenerata: i ragazzi hanno risposto lanciando pietre e altri oggetti contro i mezzi di servizio, mostrando una reazione violenta e incontrollata.
L'incidente, che si è protratto per oltre un'ora, sta ora facendo oggetto di indagini approfondite da parte dei carabinieri. Gli investigatori parlano di un atto di pura follia, privo di un motivo razionale, dettato probabilmente dal semplice desiderio di sfogare la propria rabbia in modo distruttivo. A fine serata, uno dei minorenni è stato fermato e denunciato per possesso di un oggetto atto ad offendere, in quanto trovato in possesso di un cacciavite.Un episodio che getta luce su un fenomeno preoccupante: il crescente coinvolgimento di giovanissimi in atti di vandalismo e violenza, con il rischio che la città si trovi sempre più esposta a episodi di "guerriglia urbana" da parte di bande giovanili.
(Redazione)

Foggia, la Nuova Terra dei Fuochi? L’Allarme dell’Oncologo Marfella
Un silenzio assordante avvolge le campagne del Foggiano, interrotto solo dal rombo di camion anonimi che scompaiono nella notte. A denunciare questo scenario inquietante è il dottor Antonio Marfella, oncologo e presidente dell’Isde, associazione dei medici per l’ambiente. Il medico napoletano, da anni in prima linea contro il disastro ambientale della Campania, ha lanciato un monito inquietante: la Terra dei Fuochi non è più solo un fenomeno campano, ma si sta spostando nel Foggiano.
Il Traffico Illecito di Rifiuti: Un Fiume Nero Verso la Puglia
"Da vent’anni studio i flussi dei rifiuti, e se un tempo il problema era circoscritto, oggi possiamo dire che la Terra dei Fuochi si è moltiplicata in tutta Italia", ha dichiarato Marfella durante un incontro a Manfredonia in occasione del Giubileo dell’Ambiente. Secondo il medico, il trasferimento del traffico illecito dal Casertano alla provincia di Foggia non è casuale. La Puglia, con la sua posizione strategica e la presenza di impianti di smaltimento, è diventata la nuova destinazione per i rifiuti speciali che non possono essere trattati legalmente."L’amianto, i fanghi di depurazione, i rifiuti industriali vengono sversati nelle campagne foggiane. La crisi energetica, il blocco dei traffici con l’estero e l’aumento dei costi di smaltimento hanno reso questa regione il bersaglio perfetto per il traffico illecito", ha spiegato l'oncologo. I numeri sono spaventosi: 40 milioni di tonnellate di rifiuti speciali vengono smaltiti illegalmente ogni anno. Una catena che si autoalimenta da vent’anni, senza un freno.
Rifiuti e Tumori: Un Legame Letale
Ma il problema non si ferma all’inquinamento del suolo. L'impatto sulla salute pubblica è devastante. "Oggi contiamo 395.000 nuovi casi di tumore all’anno in Italia, e almeno il 25% è legato a fattori ambientali", sottolinea Marfella. Le sostanze tossiche disperse nell’ambiente finiscono nelle falde acquifere, nei terreni agricoli, nell’aria che respiriamo, con effetti che si manifestano anche dopo decenni.Di fronte a questo scenario, la soluzione non sembra essere a portata di mano. "Bonificare un terreno costa molto di più che smaltire illegalmente un carico di rifiuti", ammette Marfella, sottolineando l’urgenza di una presa di coscienza collettiva e di interventi immediati.
Il Foggiano, Nuovo Epicentro di un Disastro Annunciato
Se un tempo si parlava della Terra dei Fuochi come di una tragedia rilegata alla Campania, oggi il fenomeno si è espanso. Il Foggiano, terra di agricoltura e tradizione, rischia di diventare il nuovo epicentro di un disastro ambientale.Le immagini di campi verdi e distese coltivate potrebbero nascondere una realtà più oscura: sotto quelle terre potrebbero celarsi veleni invisibili, che minacciano l’ambiente e la salute dei cittadini. Quanto tempo dovrà passare prima che l’allarme diventi emergenza nazionale?
(Redazione)

Tragedia al largo del Gargano: peschereccio affonda, un morto
Un tragico incidente marittimo si è verificato oggi al largo del Gargano, dove il peschereccio "Normandy", appartenente alla flotta di Termoli, è affondato a circa 5 miglia dalla costa, tra Lesina e Capojale. L'evento ha causato la morte di un membro dell'equipaggio, mentre altri due sono stati tratti in salvo.
Secondo le prime ricostruzioni, l'imbarcazione avrebbe subito un'avaria al motore, iniziando rapidamente a imbarcare acqua e affondando in breve tempo. La Guardia Costiera è intervenuta prontamente, inviando motovedette da Termoli e coordinando le operazioni dalla sede di Vieste. Nonostante gli sforzi, per uno dei tre membri dell'equipaggio non c'è stato nulla da fare.
Le autorità marittime hanno avviato un'indagine per chiarire le cause esatte dell'incidente e valutare eventuali responsabilità. Nel frattempo, la comunità locale è scossa dalla tragedia, esprimendo cordoglio per la vittima e solidarietà ai familiari coinvolti.
(Redazione)

Maxi operazione contro la criminalità giovanile: 73 arresti e sequestri in tutta Italia
Un'ampia operazione di polizia ha colpito duramente la criminalità giovanile in Italia, portando all’arresto di 73 persone e alla denuncia di oltre 140 individui. L'azione, coordinata dal Servizio Centrale Operativo, ha coinvolto più di 1000 agenti e si è estesa su oltre 40 province, concentrandosi su aree sensibili come zone di spaccio e luoghi di aggregazione.
Durante i controlli, che hanno interessato circa 13.000 giovani, di cui 3.000 minorenni, le forze dell’ordine hanno recuperato numerosi oggetti rubati e sequestrato armi e sostanze stupefacenti. Tra il materiale rinvenuto figurano 8 pistole, un fucile a canne mozze, coltelli e altri strumenti potenzialmente pericolosi. Sul fronte della droga, sono stati confiscati 2 kg di cocaina, 10 kg di cannabinoidi e centinaia di dosi di sostanze sintetiche come ecstasy e anfetamine.
L’operazione ha portato anche alla scoperta di 600 profili social dediti alla promozione di odio e violenza, segnalati alle autorità per l’oscuramento. Gli investigatori hanno individuato gruppi e singoli coinvolti in reati come rapine, estorsioni, risse e spaccio di stupefacenti.
Interventi mirati hanno avuto luogo in città come Milano, dove è stato smantellato un centro di distribuzione della droga, e Bologna, dove alcuni giovani ospitati in una comunità per minori stranieri non accompagnati sono stati arrestati per aggressioni e rapine. A Piacenza, tre individui sono stati incarcerati per tentato omicidio, legato a scontri per il controllo dello spaccio.L’operazione rappresenta un colpo significativo alla criminalità organizzata giovanile, evidenziando l’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto alla delinquenza e nel monitoraggio delle nuove forme di devianza.
(Redazione)

Montepiano: tragedia nella notte, giovane uccide la madre e incendia la casa
Un dramma sconvolgente ha scosso Montepiano, frazione di Vernio (Prato), nelle prime ore della notte. Un giovane di 22 anni avrebbe ucciso la madre 60enne a coltellate e, poco dopo, avrebbe dato fuoco all’abitazione di famiglia, avvolgendo la tragedia in una doppia scena del crimine.
Il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, ha confermato l’accaduto, recandosi sul posto insieme alla pubblico ministero Laura Canovai per coordinare le indagini, affidate ai carabinieri. L’intervento dei vigili del fuoco, chiamati a domare l’incendio nella villetta situata nella zona del Lago Fiorenzo, ha portato alla macabra scoperta: il corpo della donna era privo di vita prima che le fiamme avvolgessero la casa.
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la dinamica esatta dei fatti. Il giovane, noto per problemi psicologici, è stato trovato dai carabinieri nei pressi di un’abitazione vicina, in evidente stato confusionale. La Scientifica sta esaminando ogni dettaglio, cercando di chiarire se l’incendio sia stato intenzionalmente appiccato dal ragazzo dopo il presunto omicidio o se ci siano altre dinamiche da considerare.Resta ancora ignoto il movente della tragedia, mentre la comunità di Montepiano è sotto shock per un evento che ha trasformato una tranquilla notte in un incubo.
(Redazione)

Parigi, studentessa partorisce in albergo e getta il neonato dalla finestra: tragedia in viaggio di studio
Una terribile vicenda ha scosso Parigi nelle ultime ore. Una giovane studentessa americana, in viaggio con un gruppo di compagni, ha dato alla luce un bambino all'interno di un hotel nel ventesimo arrondissement della capitale francese. Pochi istanti dopo il parto, la ragazza ha compiuto un gesto estremo, lanciando il neonato dalla finestra del secondo piano.
Le urla hanno attirato l’attenzione di alcuni testimoni, che hanno immediatamente dato l’allarme. I soccorsi sono intervenuti rapidamente, ma purtroppo per il piccolo non c’è stato nulla da fare.La madre, sotto shock, è stata trasportata in ospedale per ricevere cure mediche post-parto. Nel frattempo, la polizia l’ha posta in stato di fermo, mentre la procura sta conducendo le indagini per chiarire le dinamiche e il contesto del tragico evento.
(Redazione)

Colpo da film a Commercity: banda in azione con incendi e chiodi per la fuga
Un attacco criminale meticolosamente organizzato ha sconvolto l’area commerciale di Commercity, a Roma, nelle prime ore del mattino. Poco prima delle 5, una banda di ladri ha preso d’assalto la sede della società di trasporti internazionali "Edgar", portando via un ingente bottino di materiale tecnologico e informatico.
Un piano studiato nei minimi dettagli
Per garantire la loro fuga e rendere impossibile un intervento immediato delle forze dell’ordine, i malviventi hanno incendiato almeno cinque veicoli tra auto e furgoni. Ma non si sono fermati qui: le strade circostanti, tra cui via Portuense, via della Muratella e via Eiffel, sono state disseminate di chiodi e spuntoni metallici, creando un vero e proprio campo minato per eventuali inseguitori.
Una fuga senza ostacoli
Dopo aver completato il raid, la banda è riuscita a dileguarsi, facendo perdere le proprie tracce. Nessuno è rimasto ferito, ma il caos lasciato dai malviventi ha paralizzato per ore il traffico e le operazioni commerciali nella zona.Ora le indagini sono nelle mani della polizia, che sta passando al setaccio le registrazioni delle numerose telecamere di sorveglianza installate nel complesso. Gli investigatori sperano che qualche immagine possa fornire dettagli utili per risalire ai responsabili di questo colpo spettacolare e pericoloso.
(Redazione)

Passanti intervengono per salvare una giovane donna da violenza sessuale
Una tranquilla mattina a Poggio Imperiale si è trasformata in un drammatico episodio di violenza. Le urla disperate di una donna hanno squarciato il silenzio, richiamando l’attenzione di alcuni cittadini che, senza esitazione, sono intervenuti. Grazie alla loro prontezza, un tentativo di violenza sessuale è stato sventato prima che potesse degenerare in qualcosa di ancora più grave.L’aggressore, un cittadino del Gambia residente a Lesina, è stato immediatamente immobilizzato e consegnato alle forze dell’ordine. Un gesto di coraggio collettivo che ha evitato il peggio e dimostrato come il senso civico possa fare la differenza in situazioni critiche.
LA RISPOSTA DELLA COMUNITÀ
Il sindaco Alessandro Liggieri ha espresso vicinanza alla vittima, rassicurando sulle sue condizioni: "Sta bene e presto sarà a casa. A lei e alla sua famiglia va il pieno supporto dell’amministrazione comunale". Ha poi voluto sottolineare l’importanza dell’intervento cittadino: "Il coraggio e la prontezza dei nostri concittadini hanno impedito che questo episodio avesse conseguenze peggiori. È una testimonianza della forza e dell’unità della nostra comunità".
SICUREZZA E INTEGRAZIONE: DUE PRINCIPI DA DIFENDERE
Poggio Imperiale è una realtà in cui convivenza e accoglienza sono valori fondamentali. Tuttavia, episodi di violenza come questo non possono essere ignorati. "Non dobbiamo cedere alla tentazione della generalizzazione – ha dichiarato il sindaco –. Ci sono tante persone di diverse nazionalità che vivono qui, lavorano onestamente e rispettano le leggi. Tuttavia, chi trasgredisce le regole e mette a rischio la sicurezza dei cittadini deve rispondere delle proprie azioni".L’amministrazione comunale si impegna a rafforzare la collaborazione con le forze dell’ordine per garantire la sicurezza di tutti, senza pregiudizi ma con la determinazione necessaria per prevenire episodi simili in futuro.L’episodio di Poggio Imperiale non è solo una cronaca di violenza, ma il racconto di una comunità che non resta indifferente. In un’epoca in cui la paura rischia di dividere, la risposta collettiva a questa emergenza dimostra che la vera forza sta nella solidarietà e nella volontà di difendere insieme i principi della convivenza civile.
(Redazione)
Cronaca

Allarme bomba American Airlines: atterraggio d’emergenza a Roma
Roma, Fiumicino – Momenti di tensione a bordo del volo AA292 di American Airlines, partito da New York e diretto a Delhi. L’aereo, un Boeing 787, ha improvvisamente deviato la propria rotta mentre sorvolava il Mar Caspio, dirigendosi verso l’aeroporto di Fiumicino a seguito di una segnalazione di possibile allarme bomba.L’atterraggio d’emergenza Alle 17:22 l’aereo è atterrato senza problemi sulla pista 1 dello scalo romano, scortato da due caccia militari, come previsto dai protocolli di sicurezza in situazioni di potenziale minaccia. A bordo del velivolo viaggiavano 199 passeggeri, tutti fatti sbarcare in sicurezza.
Procedure di sicurezza immediatamente attivate
Una volta a terra, sono scattate le operazioni di verifica da parte delle autorità competenti. Gli artificieri, insieme agli agenti della Polaria, hanno ispezionato l’aereo per escludere la presenza di ordigni o altri elementi sospetti.Al momento, non sono stati rilasciati dettagli ufficiali sulle cause della segnalazione né sulle eventuali misure adottate nei confronti dei passeggeri e dell’equipaggio. L’indagine è in corso per chiarire l’origine dell’allarme e verificare la natura della minaccia.
Passeggeri sotto controllo, attesa per la ripresa del viaggio
I viaggiatori, comprensibilmente scossi, sono stati assistiti dal personale aeroportuale e della compagnia aerea in attesa di indicazioni sul prosieguo del loro viaggio. American Airlines non ha ancora comunicato quando e con quale modalità il volo proseguirà per Delhi.La vicenda ha inevitabilmente creato apprensione, ma la rapidità e l’efficienza dell’intervento delle autorità hanno garantito che l’emergenza venisse gestita senza incidenti. Resta ora da chiarire se si sia trattato di un falso allarme o di una minaccia concreta
(Redazione)

Ragazzino di 14 anni va tre volte all’ospedale e viene dimesso, poi muore: 8 medici a rischio processo
Antibiotici per un’infezione al rene. Così, dopo essersi recato tre volte all’ospedale, è morto un ragazzino di 14 anni. A rischio processo per omicidio colposo 8 medici.Si è presentato tre volte in ospedale ed è morto per un'infezione al rene a venti giorni dalle prime visite. È accaduto ad un ragazzino di 14 anni in una struttura sanitaria di Sarno: otto medici ora rischiano il processo per omicidio colposo per la morte del giovane. Secondo quanto emerso dalle indagini svolte dalla Procura di Nocera Inferiore, che si avviano alla chiusura, i dottori non avrebbero effettuato una tempestiva e corretta diagnosi sul ragazzo, curato per un'infezione al rene con una terapia di antibiotici. Nel frattempo la famiglia del giovane è assistita dagli avvocati Massimo Balzano e Sofia Pisani.
Muore per un'infezione al rene non diagnostica a 14 anni
I fatti risalgono allo scorso febbraio. Accusando del malessere, il ragazzino si era presentato per la prima volta nella struttura sanitaria del Martiri del Villa Malta di Sarno il 3 febbraio. I medici lo hanno preso in cura e lo hanno ricoverato per un mal di testa nel reparto di Medicina Generale fino al 9 febbraio. Poi è tornato una decina di giorni dopo, il 22 febbraio del 2024, tramite pronto soccorso. È stato dimesso dopo appena cinque ore.Così, ancora, è tornato il giorno successivo, ma anche stavolta è stato dimesso dopo quattro ore. È morto il 26 febbraio successivo, mentre si trovava in un'altra struttura sanitaria, l'Umberto I di Nocera, estranea al caso, dove però si sono svolti gli accertamenti medico legale
(Redazione)

Acerra: Bimba di 9 Anni Sbranata da un Pitbull
La tragedia ha colpito Acerra, dove una bambina di soli 9 anni è stata vittima di un attacco fatale da parte di un Pitbull. Secondo le prime ricostruzioni, il drammatico evento si sarebbe verificato in un contesto domestico, lasciando l'intera comunità sotto shock. Le autorità locali stanno svolgendo indagini per chiarire la dinamica dell'incidente e accertare eventuali responsabilità. Questo episodio riaccende il dibattito sulla gestione e sicurezza dei cani di razza considerata potenzialmente pericolosa, sottolineando l'importanza di una corretta educazione e supervisione. La comunità si stringe attorno alla famiglia colpita da questa gravissima perdita.
Le telecamere dell’ospedale e dell’area circostante
Gli inquirenti stanno esaminando le registrazioni delle telecamere della clinica per ricostruire con esattezza la sequenza degli eventi successivi all'aggressione. Le immagini avrebbero immortalato il padre mentre arriva con la bambina in braccio, in condizioni gravissime. Parallelamente, vengono analizzate le riprese delle videocamere presenti nell’area attorno all’abitazione per accertare eventuali movimenti sospetti prima e dopo l’accaduto.
Dubbi sulla dinamica dell'aggressione
La versione iniziale fornita dal padre parlava di un randagio come responsabile dell’attacco, ma questa ipotesi è stata smentita. Nell’abitazione, oltre al pitbull, era presente anche una cagnolina meticcia. Un elemento che alimenta i dubbi è l’assenza di tracce di sangue sul muso del pitbull, dettaglio insolito per un’aggressione di tale violenza. Gli investigatori stanno inoltre analizzando le feci dei due cani per individuare eventuali tracce organiche della bambina.
L’intervento della Procura e i punti ancora da chiarire
La Procura ha disposto una serie di accertamenti tecnici per fare luce sui numerosi interrogativi ancora irrisolti. Tra questi, il motivo per cui nella stanza in cui sarebbe avvenuto l’attacco non sono state trovate macchie di sangue, dato che i familiari della piccola avrebbero pulito l’area prima dell’arrivo delle autorità, compromettendo la scena del tragico evento.L'avvocato del padre ha annunciato che presenterà un’istanza per un nuovo interrogatorio, volto a chiarire il ruolo del suo assistito e la sua estraneità alla pulizia della stanza. Intanto, la comunità di Acerra è sconvolta e in cerca di risposte
(Redazione)